“Amazing Grace: American Music”: il 3° episodio di Renegades: Born in the USA

 

Il terzo episodio del podcast Renegades: Born in the USA di Bruce Springsteen e Barack Obama è stato presentato in anteprima lunedì 1 marzo. Si è parlato di musica, dei loro brani preferiti negli anni 70, tra ricordi personali, commenti, risate, brevi esibizioni musicali di Bruce e frammenti di discorsi del presidente Obama. Springsteen ha spiegato come la musica abbia formato da giovane la sua identità di uomo: “Quando ho in mano una chitarra, non mi sento come se stessi tenendo in mano qualcosa. È solo una parte del mio corpo, è solo un’appendice. È così che ci si sente. E’ come se fosse il mio stato naturale. E ho anche costruito una filosofia sull’esibizione. “Darò del mio meglio per tirare fuori il meglio di voi. E vi manderò a casa con un senso di comunità e una serie di valori che vi sosterranno anche dopo il concerto. Dico sempre scherzando: “Voglio salire sul palco e cambiare la vostra vita.” Ma alla fine non è affatto uno scherzo. E’ il mio scopo ogni notte”. Leggi tutto ““Amazing Grace: American Music”: il 3° episodio di Renegades: Born in the USA”

Gli Shampoo, i Fab Four della canzone napoletana

I nati tra gli inizi degli anni ’60 e la metà degli anni ’70 appartengono a una generazione assolutamente unica, forse ancor più sognatrice di quella vissuta durante il boom economico e sicuramente di quella dei ragazzi di oggi, frastornati da tanta tecnologia. Erano anni densi di inquietudine ed eccitazione, cambiamenti sociali e rivoluzioni, di grandi confronti “ideologici” che coinvolgevano la politica così come la vita pubblica e privata, e di tutti quegli ideali che – anche se talvolta drammaticamente confutati dalla degenerazione dell’ideologia e dal terrorismo – rafforzarono la nostra consapevolezza civile e la nostra identità. A tutti quei fermenti fa da sfondo uno straordinario capitolo della storia della musica, entrata a far parte del DNA di chi ha vissuto quegli anni, in cui la radio era il punto fermo prima ancora della TV e gli scontri tra culture diverse erano appena iniziati. E’ stata l’epoca delle grandi rock band e della discomusic ma anche della nascita dei cantautori e delle canzoni di protesta. Insomma gli anni 70 sono stati uno dei periodi più fecondi per la musica, riflesso di tutti gli aspetti e delle tinte variegate di quel fervore sociale e politico. Poteva mancare la musica della nostra terra di fronte a tutto ciò? Ovviamente no! Anzi proprio gli anni Settanta segnarono un’importante svolta nella Storia della Canzone Partenopea, con la nascita di nuovi cantanti e gruppi che introdussero la musica d’oltreoceano e la British invasion nel tradizionale tessuto della produzione napoletana. Fu per la “nostra” musica uno dei periodi di maggiore transizione, in cui avvenne il passaggio del testimone dal genere classico melodico a quello decisamente moderno e pieno di contaminazioni sonore. Tra i maggiori esponenti di questo storico fenomeno che composero brani di tipo classico applicando nuove modalità di composizione – adattando la canzone napoletana al Folk, al Rock e al Blues – non possiamo non menzionare The Showmen, con Mario Musella, Osanna, Eduardo De Crescenzo, Pino Daniele, Enzo Gragnaniello, Napoli Centrale, Tony Esposito, Edoardo Bennato, Alan Sorrenti, gli Squallor, Pietra Montecorvino, James Senese, Enzo Avitabile, Teresa De Sio, Eugenio Bennato, Joe Amoruso, Tullio De Piscopo e tanti altri. Sull’onda di questa tendenza, nel novembre del 1976, si fondarono gli Shampoo. Avvenne che per scherzo, attraverso i microfoni di Radio Antenna Capri, fu annunciata la reunion dei Beatles per celebrare la partita di calcio Napoli-Liverpool. L’elettrizzante passaparola, nel pomeriggio, provocò una folla di fan all’ingresso della radio che assistette incredula ed eccitata all’arrivo di una limousine bianca dalla quale scesero proprio loro: The Beatles. L’attacco di Twist n’ Shout spiazzò anche i più scettici: musica e voci erano proprio quelle dei Fab Four, e anche l’accento di Liverpool era ingannevole quando i Baronetti rispondevano con flemma British alle telefonate del pubblico. Ai microfoni di Radio Antenna Capri, quasi dal nulla, nacque così la meteora degli Shampoo, la prima cover band dei Beatles in napoletano, che con grande abilità e accuratezza negli arrangiamenti, riproponevano i brani del quartetto di Liverpool con testi decisamente partenopei. In realtà, i quattro scugnizzi Lino d’Alessio, Massimo d’Alessio, Costantino Iaccarino e Pino De Simone cantavano esclusivamente in napoletano, ma i testi erano scritti in perfetta assonanza con le canzoni originali. L’Orson Welles di Fuorigrotta – che dimostrava ancora una volta che «alle radio credevano tutti» – era il vulcanico . Giorgio Verdelli, oggi affermato autore e regista tv, una vita vissuta nella musica, disc jokey di tendenza nella metà degli anni Settanta («Il primo a passare a Napoli, forse in Italia, i pezzi di Bob Marley»). Verdelli intuisce il potenziale della band e con la EMI, nella persona dell’allora direttore artistico Bruno Tibaldi – produttore del primo Pino Daniele e beatlesiano DOC (siamo nel 1980) – produce il loro primo album che arriverà addirittura all’ottavo posto in classifica. I quattro ragazzi di Fuorigrotta ci credono e sull’onda di quella nata come una goliardata, si ritrovano catapultati a Roma. Dura un anno, un anno magico. Da un giorno all’altro gli Shampoo vengono messi ai margini, cambiano i vertici della EMI, il divertente progetto verrà demolito e non ci sarà nessun secondo disco. Resta la musica, restano i ricordi dei brani di quell’indimenticabile album come Pepp’ (Help), ‘Nomme e nient’ (Nowere man), Tengo ‘e guaie (Tell me why), Che Guaio Si’ Tu (Please Please Me), Quaccosa ‘e ‘cchiu’ (From Me To You), Si ‘e Llave Tu (She Loves You), So’ Fesso (No Reply), Chis’ E’ ‘o Scia’ (Twist And Shout), Se Fosse ‘o Re (Because), Si Scinne Abbascie, E’ Night (A Hard Day’s Night), ‘E Zizze (Day Tripper).

28 Febbraio 2021

Accadde oggi: 1 Marzo 1995: Bruce Springsteen fa man bassa di Grammy per “Street Of Philadelphia”

The 37th Annual Grammy Awards were presented on March 1, 1995 at Shrine Auditorium, Los Angeles. They recognized accomplishments by musicians from the year 1994. Leggi tutto “Accadde oggi: 1 Marzo 1995: Bruce Springsteen fa man bassa di Grammy per “Street Of Philadelphia””

Accadde oggi: Bruce Springsteen & The E Street Band: Hammersmith Odeon London ’75 – Pubblicato il 28 febbraio 2006

Hammersmith Odeon London ’75, uscito nel 2006, è un album di Bruce Springsteen con la E Street Band, il quarto dal vivo. Contiene la registrazione completa del concerto all’Hammersmith Odeon di Londra del 18 novembre 1975. Nel 2005 era già stato pubblicato in video sul DVD contenuto nel cofanetto uscito in occasione del trentennale dell’album Born to Run.

Il concerto fu realizzato in occasione della prima tournée inglese di Bruce Springsteen, organizzata dalla Columbia Records per promuovere nel Regno Unito e in Europa l’album Born to Run dopo l’enorme successo conseguito in patria. Leggi tutto “Accadde oggi: Bruce Springsteen & The E Street Band: Hammersmith Odeon London ’75 – Pubblicato il 28 febbraio 2006”

Chiude il GoodFellas, lo storico locale che ci ha regalato momenti indimenticabili

Quando chiude un locale come il GoodFellas è una sconfitta per tutti.  E’ una sconfitta per il suo proprietario Bob Gallino, che ci ha sempre creduto e tanto investito, in passione ed energie fisiche ed economiche. Una sconfitta per coloro che coadiuvavano Bob, da Salvo Parrella e Antonio Gallo a tutti i ragazzi che vi lavoravano. E’ una sconfitta per la città che ha perso l’ultimo baluardo per la musica live. E’ una sconfitta per la cultura, perché musica è cultura, e certe perdite andrebbero assolutamente scongiurate. Leggi tutto “Chiude il GoodFellas, lo storico locale che ci ha regalato momenti indimenticabili”

“(I CAN’T GET NO) SATISFACTION” DEI ROLLING STONES COMPIE 55 ANNI!

“(I CAN’T GET NO) SATISFACTION” DEI ROLLING STONES COMPIE 55 ANNI!

Le grandi canzoni appartengono alla Storia ma alcune sono nel tempo divenute addirittura leggendarie. E’ il caso di “(I Can’t Get No) Satisfaction” dei Rolling Stones che, a distanza di 55 anni, rimane una delle canzoni la più famosa degli Stones e una delle più importanti e influenti nella storia della musica rock, tanto che la rivista Rolling Stones l’ha messa al secondo posto nella “Lista delle 500 migliori canzoni” e VH1 in vetta alla classifica delle “100 più grandi canzoni Rock & Roll”più popolari di tutti i tempi. E dietro quei pochissimi accordi su cui si è eretto uno dei muri portanti del nuovo rock che stava nascendo in Europa, si cela una singolare e divertente storia. Era il 6 giugno 1965 quando i Rolling Stones pubblicarono il singolo negli Stati Uniti che arrivò a tempi di record in vetta a tutte le classifiche. La band aveva già avuto due hit nella Top 10 – “Time Is On My Side” e “The Last Time” – ma puntava a un singolo che confermasse la loro leadership nei ranghi della British Invasion.  Il 6 maggio 1965 i Rolling Stones erano in concerto al Jack Russell Stadium di Clearwater, in Florida, per la data di esordio del loro tour negli Stati Uniti. L’esibizione tuttavia venne interrotta a causa di intemperanze di una frangia di esagitati e la band fu riaccompagnata rapidamente al Jack Tar Harrison Hotel. Turbato da quanto era successo, Keith Richards quella notte non riusciva a prendere sonno. Così si alzò, al buio e non del tutto sobrio, afferrò la chitarra e il suo registratore portatile, schiacciò il pulsante play e registrò per una durata di circa 2 minuti un riff di otto note, ripetendo con voce assonnata “I can’t get no satisfaction”. Poi, si rimise a dormire mentre il nastro, che ancora girava, registrò per i successivi quaranta minuti nient’altro che il suo sonoro russare. Dopo neanche tre settimane, negli studi della Chess Records, a Chicago, quel riff salvato nel dormiveglia diventò “(I Can’t Get No) Satisfaction” ed entrò immediatamente nella storia. Keith non si rese subito conto che il suo riff era esattamente quello che stavano cercando gli Stones: “Non lo ritenevo abbastanza orecchiabbile per poterne estrarre un singolo”, confessò a Philip Norman, autore del bestseller “Sympathy For The Devil”. In effetti, il bassista degli Stones, Bill Wyman, in seguito avrebbe confermato che Richards l’aveva concepito “come canzone folk, considerandolo semplicemente una buona traccia da inserire nell’album successivo”. “Credo che Keith ritenesse quel riff un po’ troppo banale”, racconterà in seguito anche Mick Jagger. “Forse non lo aveva ascoltato con la giusta attenzione, per lui era semplicemente uno stupido riff”. Ma Jagger non perse tempo a scrivere le parole per quella che poi diventò, come abbiamo detto, una delle canzoni più famose della storia del rock. Nel corso del tour, gli Stones, si erano recati in vari studi americani per registrare le loro idee. Il 10 maggio, appena tre giorni dopo la visionaria notte di Richard, entrarono negli Chess Studios di Chicago, che avevano già accolto alcuni tra i più grandi artisti del ventesimo secolo, come Bo Diddley, Little Walter, Howlin’ Wolf, Muddy Waters, Etta James e Chuck Berry.   Con la produzione del manager Andrew Loog Oldham, il gruppo registrò una prima versione acustica di “Satisfaction” in uno stile folk dylaniano, assolutamente priva di quella carica e quella energia che avrebbero poi segnato la versione definitiva.   Due giorni dopo, gli Stones si recarono a Los Angeles presso gli RCA Studios su Hollywood Boulevard. Ispirati dalle potenzialità dell’effetto del nuovo pedale FuzzTone Master acquistato da Richards, gli Stones si lanciarono in una versione molto più aggressiva. “Charlie [Watts] ha impostato un tempo diverso”, comunicò Richards e con l’aggiunta dei nuovi effetti sonori alla mia chitarra, che abbassa gli alti, abbiamo raggiunto un suono molto interessante”. Alle sessions, oltre alla band, partecipò anche il famoso arrangiatore Jack Nitzsche suonando anche il tamburello e il pianoforte. La band era entusiasta del risultato ma Richards non era ancora tanto convinto: il sound della chitarra non lo soddisfaceva e lasciò lo studio pensando ai miglioramenti da apportare. Mentre gli Stones riprendevano il tour, il manager iniziò a promuovere la nuova canzone. Già dai primi ascolti, il brano risultava, secondo l’establishment anti-rock, assolutamente censurabile. Il magazine Newsweek definì gli Stones un “quintetto malizioso” e affermò che “Satistaction” era piena di “temi insignificanti”. Nel Regno Unito (dove il brano fu pubblicato solo nell’agosto del 1966) lo si poteva ascoltare inizialmente solo attraverso le stazioni radio pirata dal momento che il testo veniva ritenuto un’aperta critica al consumismo della società del benessere degli anni Sessanta ed era ricco di allusioni sessuali. Nonostante il divieto in alcune città, non fu possibile fermare l’ascesa della canzone che il 10 luglio del 1965 “Satistaction” era al numero uno delle classifiche.

“Satisfaction” è uno di quei brani al di sopra dei generi e delle generazioni. Tutti la conoscono, dai bambini ai settantenni, tutti ne canticchiano il riff, tutte le band si sono almeno una volta cimentate con una sua cover. Ricordiamo, a tal proposito anche la versione degli italiani Tritons, un progetto collaterale di alcuni componenti dei New Trolls, che incisero il pezzo nel 1973 in diverse tonalità, una vera e propria croce per i collezionisti più accaniti. La loro “Satisfaction” è una gustosa versione trasformata in una ballata acustica che ricorda “I got you babe” di Sonny and Cher che ebbe comunque un discreto successo anche in Italia. Quando poi il gruppo lasciò la Fonit realizzò un album per la Polydor, chiamato proprio “Satisfaction”, una vivace raccolta di otto brani molto ben eseguiti ed arrangiati, in cui la band di Nico Di Palo si diverte a sconvolgere, non senza una certa ironia, alcuni classici del Rock e a presentare alcuni inediti di ottima consistenza.

14 Giugno, 2020 – Gianni Scognamiglio – Paola Jappelli

Accadde oggi: 27 febbraio 1995 – Bruce Springsteen “Greatest Hits”

Greatest Hits è il quattordicesimo album di Bruce Springsteen, è la sua prima raccolta ufficiale di successi. L’album raccoglie tredici brani tratti da Born to Run fino a Lucky Town. Tra le tracce non figura quindi alcuna canzone tratta dai primi due lavori discografici del cantante. A queste tredici tracce si aggiungono la canzone Streets of Philadelphia, tratta dalla colonna sonora del film Philadelphia di Jonathan Demme, e quattro pezzi inediti, realizzati con la E Street Band: Secret Garden,Murder IncorporatedBlood Brothers e This Hard Land. In particolare, il brano Murder Incorporated era stato registrato nel 1982 per l’album Born in the U.S.A., ma fu poi escluso dalla versione finale del disco. Leggi tutto “Accadde oggi: 27 febbraio 1995 – Bruce Springsteen “Greatest Hits””

Accadde oggi: 26 Febbraio 1985: Bruce Springsteen si aggiudica il primo Grammy Awards della sua carriera

Today in Bruce Springsteen History

Bruce attends the ceremony with his mother

The 27th Annual Grammy Awards were held on February 26, 1985 at Shrine Auditorium, Los Angeles, and were broadcast live on American television. They recognized accomplishments by musicians from the year 1984. Leggi tutto “Accadde oggi: 26 Febbraio 1985: Bruce Springsteen si aggiudica il primo Grammy Awards della sua carriera”