Accadde oggi: 15 Marzo 1999, Bruce Springsteen entra nella ‘Rock and roll hall of fame’

 

Bruce entra nella ‘Rock and roll hall of fame’ per i suoi 25 anni di carriera.

La cerimonia si svolge al Waldorf-Astoria di New York il 15 marzo 1999. Dopo il discorso introduttivo di Bono, Bruce sale sul palco e prende la parola, dedicando il premio a sua madre, e al contempo, ricordando come senza suo padre non avrebbe avuto niente su cui scrivere. Ringrazia poi il suo manager Jon Landau e ogni membro della E Street Band singolarmente, chiamandoli uno alla volta sul palco con sè. Un’ora dopo, Bruce e la band saranno di nuovo sul palco per suonare The Promised Land, Backstreets, Tenth Avenue e In The Midnight Hour (quest’ultima con la partecipazione di Wilson Pickett). Infine insieme a Bono, Billy Joel, Dion e Paul McCartney daranno vita a una memorabile jam session con i brani What’d I Say, People Get Ready, Long Tall Sally, Let It Be.

Bono nel discorso di inserimento di Springsteen alla Hall of Fame Leggi tutto “Accadde oggi: 15 Marzo 1999, Bruce Springsteen entra nella ‘Rock and roll hall of fame’”

Chiude il GoodFellas, lo storico locale che ci ha regalato momenti indimenticabili

Quando chiude un locale come il GoodFellas è una sconfitta per tutti.  E’ una sconfitta per il suo proprietario Bob Gallino, che ci ha sempre creduto e tanto investito, in passione ed energie fisiche ed economiche. Una sconfitta per coloro che coadiuvavano Bob, da Salvo Parrella e Antonio Gallo a tutti i ragazzi che vi lavoravano. E’ una sconfitta per la città che ha perso l’ultimo baluardo per la musica live. E’ una sconfitta per la cultura, perché musica è cultura, e certe perdite andrebbero assolutamente scongiurate.

Vittima del Covid e colpito e affondato dalla crisi economica, ma anche dall’indifferenza nella quale si è consumata questa brutta pagina di cronaca cittadina, nonché dal cinismo e dall’ignoranza di alcuni attori della vicenda, il GoodFellas ha chiuso i battenti dopo 13 anni di attività, che lo hanno visto centro propulsore di energia, vivacità, progetti, musica di qualità e cultura. Le sue mura vibrano ancora di quella musica che tanto ci ha fatto divertire ed emozionare, suonata da cover band, gruppi emergenti o molti artisti noti come Stef Burns, Shawn Jones e Piero Pelù che sceglievano quel palco – “relativamente” giovane ma già storico – perché punto di riferimento imprescindibile per chi volesse suonare/ascoltare musica live in città. E l’atmosfera era quella giusta per fare rock – non patinata da night club o un po’ stucchevole “finto rock” – ma quella autentica, calda, essenziale ed avvolgente, dove tra il palco e i tavolini potevi incontrare amici o fartene di nuovi, mangiare e bere birra, ascoltare la musica o scatenarti fino a che non eri esausto. Perché ogni volta era una gran bella festa. Per il Pink Cadillac il GoodFellas ha significato moltissimo. E’ stato un punto di riferimento costante negli anni e il luogo dove si è consolidato il nostro gruppo. Gli artisti che invitavamo a suonare a Napoli da Graziano Romani a John Strada, da Joe D’Urso (New Jersey) a La Terza Classe – e ancora Lorenzo Semprini, Daniele Tenca, Renato Tammi, Antonio Zirilli, Luca Milani, Fabio Melis, The Backstreets, Ciro Marotta, Antonello Cacciotto, Carlo Ozzella e… last but not least, Lello Pastore e The E-ssentials, straordinaria tribute band di Bruce Springsteen, che da quel palco ci ha regalato divertimento a profusione – è al GoodFellas che davamo sempre il nostro appuntamento. Bastava chiedere a Bob, e Bob riusciva a realizzare il tuo progetto con una mentalità e una serenità che, prima ancora che da imprenditore, è sempre stata da grande amante del suo mestiere e da appassionato e profondo conoscitore di musica. Salvo Perrella al mixer audio era una sicurezza per tutti gli artisti che si esibivano e che si affidavano nelle sue abili mani. Quante serate live, quanti anniversari del Pink Cadillac, quanta gente conosciuta con la tua stessa passione, quanto divertimento, quante emozioni condivise.

Le parole di Bob arrivano dritte al cuore:

“Io sono Bob Gallino, fondatore del GoodFellas che dal 2008 è stato l’ultimo baluardo della musica live; musica di quella suonata con batteria e chitarra elettrica, di quel genere che visse bene negli anni ’80 e alla fine degli anni ’90 andò a scemare. Il GoodFellas, nel cuore del Vomero, ha attirato a se per 12 anni due generazioni di ragazzi per il semplice gusto di aggregarsi e di andare a sentire quel solista piuttosto che quell’altra band, o per la scusa del panino o della birra.

Io sono Bob Gallino e il GoodFellas era la mia attività fatta di arte, cultura, musica: svariate piece teatrali, meeting culturali e sociali, incontri con gli alunni di conservatori e scuole musicali, contest musicali e per non parlare dei concerti, i cosiddetti live: Stef Burns, Robben Ford,Greg Howe, Kiko Lourerio, Neil Zaza, Shawn Jones, Corrado Rustici, Peppino D’Agostino, Andrea Palazzo, Federico Poggipollini, Will Hunt, Juan van Emmerloot, Dennis Chambers, Marco Minnermann, Alfredo Golino, Luca Martelli, Roby Pellati, Billy Sheehan, Stuart Hamm, Max Gelsi, Antonio Righetti, Claudio Golinelli, Martin Allcock, Claudio Simonetti, Piero Pelù, Raiz, Erminio Sinni e tanti, tanti altri, per non parlare di tutti i tributi e gli omaggi e tutte le band inedite che abbiamo accolto ed aiutato a formare nel corso del tempo.Tutti professionisti della musica che si esibivano nel mio locale, tutti abituati ai grandi palchi che passavano volentieri una serata con me, con Noi.

Io sono Bob Gallino e la pandemia, un governo impreparato, un comune assente, un proprietario senza scrupoli, una Giuria poco attenta hanno fatto sì che il GoodFellas interrompesse la sua attività, che non sia più cultura, suoni, vita. Oggi non lo accetto e non ho ancora metabolizzato il lutto. Forse oggi cammino con lo sguardo calante e con la tristezza nel cuore, ma ho intravisto un bagliore di positività. Le persone che amavano il Good Fellas si sono fatte sentire, hanno mostrato la loro solidarietà e non è poco per me! Non so se mi aprirò un altro locale e se si chiamerà GoodFellas ma so che voi mi seguirete e so che seguirete il mio nome perché io sono Bob Gallino (quello col sorriso e con i dread)”.

Dritte al cuore sì, ma anche come un pugno nello stomaco. In tanti abbiamo manifestato solidarietà a Bob, ma il dato di fatto è che un coraggioso imprenditore della musica e della cultura come Bob è stato lasciato solo dalle istituzioni, e a farne le spese oggi non sono solo lui e il suo staff ma l’intera città. Una città che da oggi è più povera.

Accadde oggi: 14 Marzo 2005, Bruce Springsteen introduce gli U2 nella Rock n’ Roll Hall Of Fame

U2’s Bono with Bruce Springsteen performing following the band’s induction at the 20th Annual Rock and Roll Hall of Fame Induction Ceremonies at the Waldorf-Astoria Hotel in New York City, New York 3/14/05 Photo from web

Gli U2 furono ammessi nella Rock and Roll Hall of Fame nel corso di una cerimonia svoltasi il 14 marzo 2005 presso il Waldorf Astoria di New York. A presentare il quartetto irlandese al pubblico riunito nella maggiore sala dell’albergo, una personalità d’eccezione: Bruce Springsteen. Il Boss, che ha definito gli U2 “i custodi di alcune tra le migliori architetture soniche nel mondo del rock’n’roll”, ha poi scherzato dando dell’”irlandese matto” a Bono. Tra i due fu di fatto uno scambio di cortesie, visto che nel 1999 era stato Bono ad ammettere Springsteen alla Hall of Fame. Gli artisti, per poter essere ammessi nella Hall, devono aver pubblicato un disco almeno 25 anni prima della richiesta. Leggi tutto “Accadde oggi: 14 Marzo 2005, Bruce Springsteen introduce gli U2 nella Rock n’ Roll Hall Of Fame”

Bruce Springsteen: il live ufficiale del mese è “New York City – MSG 6/27/00”

live del mese
Official concert recording available for purchase in multiple formats, including CD and high definition audio, from Springsteen’s official live download site at live.brucespringsteen.net.

Il Reunion Tour si concluse in modo trionfale con uno stand di ben dieci show al Madison Square Garden di New York City.  Quella riproposta come live del mese è l’ottava serata e probabilmente la più bella di tutte. Leggi tutto “Bruce Springsteen: il live ufficiale del mese è “New York City – MSG 6/27/00””

50 ANNI FA LA MORTE DI JIMI HENDRIX

Rock+Evolution=REVOLUTION

Sono trascorsi 50 anni da quando il mondo ha perso colui che viene ritenuto il più grande chitarrista di tutti i tempi e, con Elvis Presley e i Beatles, una delle più grandi icone pop degli anni ’60. Hendrix fu davvero uno straordinario musicista, forse il primo grande chitarrista nell’intera storia della musica che ne rivoluzionò il suono.
Nato a Seattle il 27 novembre 1942, Jimi Hendrix dal punto di vista strettamente tecnico ebbe il merito di aprire nuovi orizzonti al suono della chitarra elettrica, strumento per eccellenza della musica rock. Il suo stile resta unico nella storia della musica moderna, tanto da ritrovarsi sistematicamente in testa a tutti i sondaggi dei critici musicali di tutto il mondo, e al primo posto nella classifica dei 100 migliori chitarristi della rivista Rolling Stone, superando Jimmy Page e Eric Clapton. La sua caratura come chitarrista è paragonabile a quella del genio di Mozart nella musica classica e a quella del leader dei leader della musica Jazz, Miles Davis.
Cominciò a suonare la chitarra a undici anni e a sedici lasciò la scuola per darsi al vagabondaggio. Incominciò a guadagnarsi da vivere suonando in piccole band di rhythm and blues e di rock and roll. Si racconta che agli inizi – come molti chitarristi poveri del blues agli inizi della loro carriera – realizzò una sorta di cordofono con una scatola di sigari alla quale unì un elastico. Il primo approccio con gli strumenti musicali avvenne con una chitarra per destri – sebbene fosse mancino – che imparò a suonare in maniera rapida capovolgendola e rivelando da subito quella dote su cui fondò tutta la sua carriera. Virtuosismo e sperimentazione trovarono in Hendrix un’espressione mai osata prima, in cui confluirono tecnologie elettriche, amplificazione e improvvisazione, rock, blues e jazz. La sua tecnica arrivò ovunque, con corde più spesse per dare un suono più intenso e ricco, e sfruttò tutti gli effetti sonori (distorsioni, delay, wah-wah), per espandere il suo inconfondibile sound lungo scale inesplorate alla ricerca del suono perfetto. Tutta la gestualità della mano, del braccio, persino della bocca, divennero funzionali ai nuovi suoni alla chitarra: suonò con l’intero palmo della mano, con i denti, con il gomito, persino con l’asta del microfono pur di piegare le note al suo volere, con performance ed effetti inediti e strabilianti.
Jimi Hendrix venne trovato morto il 18 settembre 1970 in un appartamento in Germania che aveva affittato per il live del 6 settembre al Festival di Fehmarn. Sebbene la vita artistica dell’icona del rock si sia consumata in soli 4 anni, una delle più brevi che si ricordino, la sua straordinaria intensità – con ben tre album in studio, due album live, dodici singoli e addirittura due raccolte – la rende una delle più famose della storia della musica. Sono stati pubblicati addirittura undici album postumi, tra raccolte e progetti che Hendrix aveva in programma per la sua carriera. Jimi Hendrix è stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992.

Il furore del vinile colpisce ancora

Sembrava che ormai la musica che fino alla metà degli anni ’80 si poteva ascoltare per lo più attraverso il nastro magnetico delle musicassette e i dischi in vinili, fosse bella e sepolta. L’ascolto della musica pareva essersi incanalato in quel percorso irreversibile che avrebbe consentito, nell’arco di pochi anni, a ognuno di noi di fruirne attraverso molteplici dispositivi elettronici che con estrema semplicità troviamo in commercio. Negli ultimi 35 anni siamo passati dai compact disc (CD) al formato audio compresso MP3, fino all’ascolto e all’acquisto su Internet. Vero anche che la diffusione del formato digitale ha favorito, di conseguenza, lo spirito di condivisione e pubblicizzazione della musica, trasformando il nostro tempo libero in una dimensione che oggi definiamo social. Si può però intuire come il cambiamento della modalità di riproduzione e condivisione della musica abbia ridotto drasticamente il numero di negozi musicali, consentendo agli store online di prendere il sopravvento. Basti pensare che diverse piattaforme, come ITUNES, Spotify e YouTube, consentono di acquistare musica o di usufruirne gratuitamente direttamente dal proprio smartphone. Molti, soprattutto i giovani, credono che le componenti audio dei cellulari siano di alta qualità senza rendersi conto che sono strumenti di livello inferiore che riproducono musica a bassa definizione. Ed ecco che la comodità di avere migliaia di brani nello smartphone o nel minuscolo lettore mp3 sempre a portata di mano, con la facilità di trovare ed ascoltare qualsiasi canzone ci passi per la testa, ci sta tutto sommato annoiando… forse abbiamo bisogno di tornare al passato e alla sua materialità. Certo, il vinile non è l’ideale per gli appassionati di alta fedeltà o i fruitori assidui di generi musicali che richiedono un livello di dettaglio sonoro assoluto.

Tuttavia il fascino del “ritorno al futuro” – con il recupero di quella sorta di rito che coinvolgeva tutti i cinque sensi – sembra stia diventando sempre più una necessità tangibile e desiderabile. Chi di noi, più avanti negli anni, non ricorda quell’emozionato taglio della confezione in cellophane, l’illusoria sensazione di un inebriante “profumo” di vinile mescolato a quello del giradischi? Chi non è rimasto in contemplazione davanti alle meravigliose copertine illustrate di cartone, ascoltando quelle note delicatamente “sporcate” dai fruscii della puntina nei solchi? Guardare il disco girare sul piatto e ascoltare le piccole imperfezioni del suono è un’esperienza che molti giovani stanno riscoprendo. Il ritorno al long playing 33 giri sta diventando un’esigenza delle case discografiche per combattere la pirateria e tornare a vendere la musica anche in negozio. Da qualche anno a questa parte tutti, o quasi, gli autori contemporanei producono i loro album anche in pvc. Per la prima volta in 34 anni, quest’anno addirittura la vendita del vinile ha superato quella del cd, andando a costituire il 62% dei ricavi totali del settore fisico dell’industria musicale. Nonostante gli ostacoli che l’industria musicale ha dovuto affrontare a causa della pandemia, il nuovo rapporto della Recording Industry Association of America ha evidenziato come nei primi sei mesi del 2020 abbiamo portato solo 130 milioni di dollari del mercato musicale, mentreil vinile abbia raggiunto quasi il doppio della vendita con i suoi 232 milioni. Il vinile finalmente is back!

Tutti i premi e le esibizioni di Springsteen ai Grammy Awards

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Da oggi è disponibile su springsteenarchives.org e sulla pagina Facebook degli Archives una nuova interessante puntata di Soundstage, la serie mensile online presentata dagli Springsteen Archives and Center for American Music della Monmouth University di West Long Branch, durante la quale il produttore Ken Ehrlich e il giornalista Bob Santelli presentano tutte le esibizioni di Springsteen ai Grammy Awards. Per la 63a edizione dei Grammy Awards, lo ricordiamo, l’album Letter to You di Springsteen – pur acclamato dalla critica e ai primi posti di tutte le classifiche musicali nel mondo – non è potuto rientrare nella lista delle nominations perché rilasciato alla fine del 2020, ovvero “fuori tempo massimo” per la candidatura. Ricordiamo che  a partire dal 1995, anno in cui si aggiudicò ben 4 premi con il brano “Streets of Philadelphia”, Bruce ha vinto 20 Grammy e ha ricevuto 50 nominations.

Ripercorriamo la storia dei premi e delle presenze di Springsteen ai Grammy nel corso degli anni. Leggi tutto “Tutti i premi e le esibizioni di Springsteen ai Grammy Awards”

“BLACK LIVES MATTER” le nuove canzoni di protesta

Ogni espressione artistica riflette o risponde ai contesti storici, sociali e culturali in cui viene generata. Capita poi che alcune opere siano palesemente concepite come proteste sociali e che assumano chiare posizioni politiche. La musica, in particolare, ha una lunga eredità in tal senso ed è stata spesso uno straordinario strumento di analisi e di denuncia dei momenti critici della storia o di aberrazioni sociali. In Italia, ad esempio, la musica di protesta ha fatto da colonna sonora a cinquant’anni di cambiamenti ideologici, culturali e sociali del nostro paese, sebbene quella vocazione nata dalle ceneri del dopoguerra e assai fertile tra anni ’60 e ’70 oggi sembra essersi un po’ sopita tra la memoria di canti partigiani e la riproposizione di classici, ma un po’ datati, di vecchi cantautori. In America la musica di protesta –da Dylan a Seeger, da The Fugs ai Jefferson Airplane e tutta la musica di “protesta nera” – ha sostenuto periodi cruciali e ha motivato generazioni intere a combattere per il cambiamento. I recenti omicidi di George Floyd, Breonna Taylor e un numero sconcertante di altri neri americani hanno scatenato l’inevitabile resa dei conti con il razzismo così impunemente strutturale a molti sistemi legali e politici del paese. Ma non solo in America, il mondo intero ha reagito a quegli episodi con indignazione e proteste antirazziste tra le più corali e consapevoli della recente memoria collettiva, manifestando solidarietà con il movimento Black Lives Matter e chiedendo ai governi di porre fine alla brutalità della polizia e al razzismo istituzionale. Questo attivismo, insieme all’attuale pandemia, ha spronato molti artisti neri a pubblicare nuova musica sulla tragicità del momento storico, con inviti diretti a sostenere il movimento Black Lives Matter, i diritti all’eguaglianza e il rispetto per la dignità dell’uomo. E’ il caso, ad esempio, di Anderson .Paak che ha lanciato una nuova canzone intitolata “Lockdown”, un brano funk, hip-hop e R&B. Il giorno prima dell’uscita del brano, Paak ha rilasciato un video musicale in cui lui e i suoi compagni attivisti tra tristezza, solitudine e frustrazione, pianificano strategie per future proteste, si ricordano a vicenda di indossare mascherine e si sostengono l’un l’altro, sia fisicamente che emotivamente.
Il rapper Wale ha pubblicato “The Imperfect Storm”, un EP di sei tracce in cui incoraggia gli attivisti e loda la tenacia e la forza della comunità nera di fronte alla continua oppressione e alla brutalità della polizia. Di forte impatto sono anche “Never Break” di John Legend, accompagnato da commoventi filmati del movimento per i diritti civili, e “Body Cast” di Dua Saleh, la cui copertina riporta come una lapide tutti i nomi dei neri assassinati dalla polizia. E ancora vanno citati “Black Parade” di Beyoncé in cui elogia i membri della sua famiglia, i leader neri del passato e incoraggia l’attivismo futuro; “I Can’t Breathe” di HER dal titolo drammaticamente evocativo; “Captured on an iPhone” corredato da una massiccia compilation di video di casi di brutalità della polizia registrati da civili; e “Otherside of America” di Meek Mill il cui testo evidenzia le falle del sistema giudiziario americano a danno dei neri.
Last but not least va assolutamente segnalata la versione solista inedita di “Never Gonna Break My Faith” della grande Aretha Franklin, rilasciata a giugno scorso, nel giorno dell’anniversario annuale del “Juneteenth”, la ricorrenza che celebra la fine della schiavitù in America. L’intensità del testo di Bryan Adams, accompagnato da un video a dir poco potente (che alterna filmati del movimento per i diritti civili della metà del secolo a quelli delle proteste più recenti) e soprattutto l’esecuzione da brividi della leggendaria regina del Soul rendono questo brano un vero e proprio inno alla vita, alla fede e alla giustizia, dimostrando ancora una volta, come ha detto Clive Davis, che “una canzone può essere un motore che innesca l’azione e il progresso”.