Nuove canzoni, nuove emozioni nel nuovo “Springsteen on Broadway”

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“Vedrò se apportare o meno alcune piccole modifiche.[…]. Negli ultimi tempi era diventato  un po’ più lungo, il che significa che probabilmente ho aggiunto delle cose. Semmai lo accorcerò un po’.” Beh… non è stato proprio così, con grande sorpresa dei fans – tra cui lo stesso amico e chitarrista Steve Van Zandt seduto tra il pubblico – presenti alla prima del nuovo spettacolo il 26 giugno al St. James Theatre di Broadway. Bruce Springsteen evidentemente ci ha ripensato, considerato che lo spettacolo (che è stato anche il primo spettacolo di Broadway  dall’inizio della pandemia), non ha incluso solo tre nuovi brani ma anche alcune modifiche alla sceneggiatura e, cosa più importante, un approccio più emotivo e dinamico con il pubblico.

Forse perché il St. James è grande quasi il doppio del Walter Kerr Theatre (che ospitò la prima residency) e Bruce ha sentito il bisogno di raggiungere anche le file più lontane.  Forse si deve alla gioia di tornare a esibirsi live per la prima volta dopo più di un anno. O forse simbolicamente ha scelto di “animare” maggiormente lo show per rappresentare al meglio l’ottimismo e la speranza di questa tanto attesa riapertura post pandemia. Nel 2017 e nel 2018, lo show era intenso, concentrato, intimo anche se a tratti esilarante. Si veniva investiti da un’onda emotiva così profonda e avvolgente che poteva apparire sacrilego anche solo pensare di cambiare o aggiungere qualcosa che non fosse per il peggio. Ma Bruce, si sa, riesce a rendere migliore persino la perfezione. Ora lo show sembra aver riguadagnato quella piacevole scioltezza caratteristica dei suoi spettacoli nelle arene e negli stadi del suo passato. Con più frequenza di prima, Bruce usa toni forti e autoritari (niente sermoni, ma parole sparate dritte al cuore) come il “predicatore” che ci parla dai palchi degli stadi. Più di prima, racconta o canta lontano dal microfono per farti entrare nell'” intimità di casa sua”, facendoti dimenticare di stare in un teatro insieme a centinaia di altre persone. Forse più di prima è apparso malinconico quando ha ricordato il passato. Ha anche interrotto la sceneggiatura diverse volte per chiedere ai fans che applaudivano troppo a lungo di fare silenzio o di astenersi dal rumoreggiare quando veniva menzionato il nome della loro città natale (“Non fatelo! Probabilmente la vostra città fa schifo, proprio come la mia”!) Ha raccontato di come si è tenuto impegnato durante la pandemia con una varietà di progetti e di quanto sia stato bello vedere le persone sedute l’una accanto all’altra in un teatro, senza mascherina. Ha scherzato per la prima volta pubblicamente sulla sua accusa di DUI, ritirata all’inizio di quest’anno dopo aver accettato di pagare una multa. “Il mio caso era: gli USA contro Bruce Springsteen. È sempre bello sapere che l’intera nazione è schierata contro di te. Ho commesso un atto così atroce che ha offeso gli interi fottuti Stati Uniti. Sono stato trattato come un criminale: ho bevuto due bicchieri di tequila”.

Tre le nuove canzoni inserite nella setlist, ovviamente con fini diversi e collegati ai nuovi tratti di sceneggiatura: “Fire“, “American Skin” e “I’ll See You in My Dreams“.

“Fire”, eseguita in un duetto bollente con Patti Scialfa, ha aggiunto un elemento giocoso allo spettacolo, con i due protagonisti che flirtano tra loro mentre condividono il microfono. Patti ha anche cantato parte della canzone da sola, regalandosi un momento sotto i riflettori che mancava agli spettacoli precedenti. “American Skin (41 Shots)” si è ovviamente agganciata alla drammatica vicenda di George Floyd e al movimento Black Lives Matter in un modo più concreto e attuale rispetto alla canzone che ha sostituito, “The Ghost of Tom Joad”.  “I’ll See You in My Dreams”  Bruce ha affidato la chiusura dello spettacolo, in segno di speranza dopo una serata piena di storie rivolte al passato, dando anche ai fans più accaniti l’opportunità di ascoltare live per la prima volta una nuova canzone di Bruce [È tratta dall’album Letter to You pubblicato durante la pandemia]. La formula dello show prevede una prima parte ricca di riferimenti autobiografici – con storie dettagliate sulla crescita e l’esordio come musicista – e una seconda in cui si dà molto spazio a commenti sociali, con riferimenti ai “tempi difficili e preoccupanti” che stiamo vivendo e all’attacco alla “democrazia stessa”. Peccato solo che prima di “I’ll See You in My Dreams”, Springsteen abbia raccontato di quando era tornato nel suo vecchio quartiere e aveva scoperto che l’albero della sua infanzia era stato abbattuto. Nella precedente edizione, questa parte del racconto aveva un riferimento con una delle prime storie che narrava riguardo la sua infanzia e chiudeva perfettamente il cerchio. Ora quella premessa è stata tagliata e dunque questa conclusione viene un po’ fuori dal nulla. Tuttavia, non c’è alcun dubbio sul fatto che Springsteen abbia fatto bene ad aggiornare un po’ lo spettacolo e a non limitarsi a ripetere ciò che aveva già fatto (considerati  tra l’altro il film e l’album che ne sono stati tratti). Sebbene non sia del tutto nuovo, ovviamente, questo “Springsteen on Broadway” continua dunque ad aggiungere nuove emozioni al ricco bagaglio emotivo che solo Springsteen riesce ogni volta a regalare anno dopo anno, progetto dopo progetto, al suo pubblico che non smetterà mai di adorarlo.

Setlist:
  1. GROWIN’ UP
  2. MY HOMETOWN
  3. MY FATHER’S HOUSE
  4. THE WISH
  5. THUNDER ROAD
  6. THE PROMISED LAND
  7. BORN IN THE U.S.A.
  8. TENTH AVENUE FREEZE-OUT
  9. TOUGHER THAN THE REST (with Patti Scialfa)
  10. FIRE (with Patti Scialfa)
  11. AMERICAN SKIN (41 SHOTS)
  12. THE RISING
  13. DANCING IN THE DARK
  14. LAND OF HOPE AND DREAMS
  15. I’LL SEE YOU IN MY DREAMS

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