La libertà è contagiosa: il nostro omaggio a Sepùlveda attraverso Springsteen e Victor Jara

Si è spento a  70 anni il grande scrittore Luis Sepùlveda, anche lui vittima  del coronavirus, un nemico contro cui ha lottato per oltre un mese e mezzo e che non ha risparmiato neanche un vero combattente come lui. Regista teatrale, poeta, giornalista, attivista, nel 1973 con il colpo di stato di Augusto Pinochet era stato arrestato e torturato.  Dopo sette mesi di prigionia era stato liberato ma costretto a un esilio di 8 anni. Lo ricordiamo a modo nostro, con un brano scritto da Victor Jara, suo grande amico e compagno di tante lotte che come Sepùlveda visse sulla sua pelle la barbara ritorsione del regime cileno ma che, nel suo caso, lo condusse alla morte. E lo ricordiamo soprattutto perché vogliamo credere che più del virus, sia la libertà ad essere contagiosa. 

Con lo show alla Movistar Arena di Santiago del Cile il  12 settembre 2013 si aprì il sesto leg del Wrecking Ball Tour. Fu il primo di quattro show in Sud America e la prima esibizione di Bruce in Cile. La setlist fu molto simile a quelle degli show del 2012, alternando classici a brani dell’ultimo album ma negli encore Bruce sfodera una perla straordinaria, con la quale si raggiunge l’apice emotivo della serata: la cover di “Manifiesto” di Victor Jara, cantata interamente in spagnolo. Jara (San Ignacio, 28 settembre 1932 – Santiago del Cile, 16 settembre 1973) è stato un cantautore, musicista, regista teatrale e poeta cileno.
Proveniente da famiglia contadina, politicamente impegnato, è divenuto negli anni un riferimento internazionale nel mondo della canzone di protesta e della canzone d’autore, nonché uno degli autori più importanti e conosciuti della Nueva Canción Chilena. Manifiesto venne scritta nel 1973, poco tempo prima del violento colpo di stato militare che portò il generale Pinochet al controllo del Cile. É probabile che l’autore presumesse l’avvicinarsi dei tragici eventi che avrebbero portato alla sua morte. Per questo motivo scrisse una sorta di testamento, una canzone-manifesto che spiegasse per chi cantava e perché lo faceva. Poco dopo infatti Jara fu arrestato, torturato e assassinato. Sepùlveda lo ricorderà con queste parole: “La tua voce continua a pervadere tutto. La tua voce significa resistenza, significa speranza, significa generosità, libro aperto, pane in tavola. Le iene che si sono accanite contro il tuo canto cominciano a pagare per i loro crimini. E presto dei loro nomi non si ricorderà più nessuno. Quando cominceranno a scrivere la vera storia del Cile, quei vermi in borghese e in uniforme non vi troveranno posto, ma la tua voce continuerà a riempire le stanze, le stanze in cui si ama e si continuano a sognare giorni migliori.

“Manifiesto” venne eseguita da Bruce in acustico, con con l’accompagnamento di Nils Lofgren e la tromba di Curt Ramm. “Nel 1988 abbiamo suonato per Amnesty International a Mendoza, in Argentina- ricordò Bruce, introducendo la canzone – ma il Cile era nei nostri cuori. Abbiamo incontrato molte famiglie di desaparecidos, che avevano le foto dei loro cari. È stato un momento che rimane con me per sempre. Un musicista politico, Victor Jara, rimane una grande fonte d’ispirazione. È un dono essere qui e lo prendo con umiltà”. Quella che segue è una versione da brividi ma per apprezzarla in pieno, oltre al video, ne riportiamo per chi vuole anche il testo e la traduzione:

MANIFIESTO

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