Bruce Springsteen: The Ghost Of Tom Joad – 21 Novembre 1995

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A seguire si riporta un estratto da P. Jappelli, G. Scognamiglio, la Grande Storia di Bruce Springsteen, Hoepli, Milano 2024

Bruce aveva lavorato al nuovo brano The Ghost Of Tom Joad, ispirato da “The Grapes of Wrath”, il capolavoro letterario di John Steinbeck (1939). Sia il romanzo che l’omonimo film (il cui titolo italiano è “Furore”) diretto da John Ford (1940) mettono sotto accusa le forze sociali ed economiche del capitalismo ripercorrendo la drammatica epopea degli Okies che, strangolati dalla crisi e vessati dalle banche, erano costretti ad abbandonare le proprie fattorie e a muoversi verso ovest alla ricerca di una nuova terra promessa. Lì troveranno però dolori e stenti, padroni spietati e lavori da schiavi. Erano gli anni della Grande Depressione, dell’America dura e cinica, della lotta di classe più aspra, del sogno americano che s’infrangeva contro la spietatezza della realtà.

Turbato anche dalla lunga ballata Tom Joad di Woody Guthrie – che aveva fedelmente riproposto in musica la trama del film, – Springsteen decise di proseguirne il racconto alla luce di quel “nuovo ordine mondiale” in cui le vecchie storie di povertà, di ingiustizie sociali e di emarginazione razziale andavano ancora in scena. […]«Nelle canzoni di questo tipo, la precisione narrativa è fondamentale. Il dettaglio giusto ti permette di tratteggiare il tuo personaggio alla perfezione. Quello sbagliato rischia di compromettere la credibilità della storia. Quando azzecchi musica e parole, la tua voce scompare tra le voci che hai deciso di raccontare. In sostanza, si tratta di trovare i personaggi, ascoltarli e cercare una risposta agli interrogativi che emergono di volta in volta. Bisogna individuare il ritmo del loro discorso e la loro natura espressiva, ma se al brano manca un cuore emotivo, non ti basteranno tutti i dettagli del mondo. È a quel punto che devi guardarti dentro e fare leva sul senso di comunione che ti leva all’uomo e alla donna al centro della storia. Unendo questi elementi al meglio delle tue possibilità, illuminerai la vita dei personaggi e renderai onore alla loro esperienza». [B. Springsteen, 2016]

Il verso iniziale di The Ghost of Tom Joad ritrae i senzatetto accampati sotto un ponte che si scaldano intorno a un fuoco, file incolonnate fuori un dormitorio, famiglie che vivono nelle loro auto e ricorrono all’acquedotto come riserva d’acqua per lavarsi. Il collegamento tra la canzone di Springsteen e l’opera di Steinbeck emerge chiaro soprattutto nella seconda strofa quando viene introdotta la figura di un predicatore che come quella del romanzo, vive in una scatola di cartone in un sottopassaggio. Negli ultimi versi Bruce evoca lo spirito di Tom Joad e riscrive in lirica uno dei momenti più intensi del racconto: Dove noterai qualcuno che si batte per la libertà/guarda nei suoi occhi e vedrai me. E se “l’autostrada è viva stanotte”, deve essere chiaro che non si tratta più dell’”highway piena di eroi distrutti” di Born To Run, non ci sono più sogni o illusioni da inseguire. La direzione è una sola e le vecchie vie di fuga sono scomparse. Affiora anche Darkness On The Edge Of Town in quel “biglietto di sola andata per la terra promessa” ma con la nuova consapevolezza che il mito di quella destinazione potrebbe rivelarsi una grande menzogna.

Nebraska torna invece in Highway 29, nell’incontro tra il protagonista maschile e una femme fatale, con la loro passione, la rapina in banca, la fuga e la fine tragica sull’asfalto per un incidente stradale: quattro strofe e una lacerante sceneggiatura, sintetica ma prodiga di dettagli che si conclude tra vetri rotti e benzina, vento che filtra attraverso il lunotto anteriore, neve, cielo e alberi come ultima visione prima di chiudere per sempre gli occhi. Echi di Nebraska (o più ancora dell’inedita James Lincoln Deere del 1981) si colgono anche nel personaggio di Straight Time, un ex carcerato che ha trovato lavoro e cerca di rigare dritto. Ma la tentazione di varcare il confine della legalità è sempre in agguato: tutto può volgersi improvvisamente al peggio per il grande malessere interiore e il senso di frustrazione che può sfociare insensatamente nel crimine. Il finale è aperto, ma intuibile, leggibile anche come l’antefatto che muove il protagonista di Highway 29.

Tracce

Testi e musiche di Bruce Springsteen
The Ghost of Tom Joad – 4:21
Straight Time – 3:25
Highway 29 – 3:39
Youngstown – 3:52
Sinaloa Cowboys – 3:51
The Line – 5:14
Balboa Park – 3:19
Dry Lightning – 3:30
The New Timer – 5:45
Across the Border – 5:24
Galveston Bay – 5:04
My Best Was Never Good Enough – 2:00

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