Accadde oggi: 15 Marzo 1999, Bruce Springsteen entra nella ‘Rock and roll hall of fame’

 

Bruce entra nella ‘Rock and roll hall of fame’ per i suoi 25 anni di carriera.

La cerimonia si svolge al Waldorf-Astoria di New York il 15 marzo 1999. Dopo il discorso introduttivo di Bono, Bruce sale sul palco e prende la parola, dedicando il premio a sua madre, e al contempo, ricordando come senza suo padre non avrebbe avuto niente su cui scrivere. Ringrazia poi il suo manager Jon Landau e ogni membro della E Street Band singolarmente, chiamandoli uno alla volta sul palco con sè. Un’ora dopo, Bruce e la band saranno di nuovo sul palco per suonare The Promised Land, Backstreets, Tenth Avenue e In The Midnight Hour (quest’ultima con la partecipazione di Wilson Pickett). Infine insieme a Bono, Billy Joel, Dion e Paul McCartney daranno vita a una memorabile jam session con i brani What’d I Say, People Get Ready, Long Tall Sally, Let It Be.

Bono nel discorso di inserimento di Springsteen alla Hall of Fame

15 Marzo 1999: Bono introduce Bruce Springsteen alla Rock’n’ Roll Hall of Fame 

Bruce è una rock star assolutamente insolita, non è vero? Intendo dire che lui non ha fatto le cose che la maggior parte delle rock star fanno. E’ diventato ricco e famoso, ma non si è mai trovato in situazioni imbarazzanti per il suo successo, no? Niente casini per droga, nessuna trasfusione di sangue in Svizzera. E ancora più apprezzabile…niente golf!! Nessuna strana acconciatura, neanche negli anni 80, nessun abito strano da indossare nei video clip, a parte quei guanti senza dita che portava negli anni 80; nessun ruolo scomodo in qualche film, nessun serpente domestico, nessuna scimmia. Nessuna mostra personale di dipinti. Nessun pettegolezzo o qualcosa di eclatante nei weekend. Si immagina che le rock star conducano vite da soap opera, no? A meno che non si suicidino prima. Bene, non puoi essere una grande leggenda senza avere qualche guaio. Non ti è concesso. Almeno dovresti aver perso la tua bellezza. A tutti è successo. Li avete visti? Sembrano gli stessi di Madame Tusseaud’s lì dietro [indicando il backstage]! E poi c’è Bruce Springsteen. Di una bellezza materna con quegli inquieti occhi castani, occhi che potrebbero guardare attraverso l’America. E un’infinità di grandi canzoni, nel caso ne avesse scritte anche voi. Bruce ha suonato in ogni locale degli Stati Uniti e in ogni stadio. In quanto a credibilità, non ne potresti avere di più, a meno che non muori! Ma Bruce Springsteen, lo avete sempre saputo, non ha intenzione di morire da stupido. Non ha acquistato quella mitologia che ha distrutto così tante persone. Al contrario, ha creato una mitologia alternativa in cui le vite ordinarie diventano straordinarie ed eroiche. Bruce Springsteen ci appare familiare, ma non è una semplice familiarità, no? Anche la sua band sembra camminare più a testa alta quando lui arriva. E’ complesso.
Scrive dell’America e ne è contemporaneamente un critico. E’ come in “Badlands”, lui è insieme Martin Sheen e Terrence Malick [n.b. ci si riferisce al film del ’73 diretto dallo stesso Malick]. E riguardo all’essere così avvicinabile e così privato contemporaneamente… ricordiamolo, lui è un irlandese-italiano, con un cognome che suona ebreo. Che volete di più? Aggiungici un immenso sassofonista africano, e non ce n’è più per nessuno!
Nel 1974, avevo 14 anni. Sapevo che gli anni 60 erano finiti. Era l’epoca della soft-rock fusion. I Beatles erano andati, Elvis era a Las Vegas. Cos’è che funzionava? Niente. Bruce stava arrivando per salvare la musica dai falsi, le liriche dal folk, le giacche di pelle da Fonzie.. [Canta: ] “Ora i ragazzi impomatati vagabondano per le strade e si mettono nei guai cercando di dormire in spiaggia tutta la notte, e i ragazzi nei loro tacchi alti,… ah Sandy, amami stanotte, e ti prometto che tui amerò per sempre”
A Dublino, in Irlanda, sapevo di cosa stava parlando. Ecco uno aveva dentro sè Brando, Dylan ed Elvis. Un John Steinbeck che cantava, un Van Morrison su una Harley-Davidson…ma era anche qualcosa di nuovo. Egli era l’anticipazione di Scorsese, il primo spunto per Patty Smith, Elvis Costello e i Clash. Lui è stato la fine dei capelloni, del riso integrale, dei pantaloni a zampa di elefante. E’ stato la fine dei 20 minuti di assolo di batteria. E’ stato la “buona notte Haight-Ashbury” [n.b.centro del movimento hippie negli anni ’60] e il “buon giorno Asbury Park”.L’America stava vacillando quando Springsteen fece la sua comparsa. Il presidente aveva appena dato le sue dimissioni con discredito, gli Stati Uniti avevano perso la loro prima Guerra. Il petrolio scarseggiava. I giorni delle crociere e delle grandi auto si credevano ormai finiti. Ma la visione di Bruce Springsteen andava oltre l’Honda, era più grande di una Subaru. Bruce ti fece credere che i sogni erano ancora tutti lì fuori, ma dopo la perdita e la disfatta, dovevano essere più coraggiosi non solo più grandi. Cantava ‘Now you’re scared and you’re thinking that maybe we ain’t that young anymore,’ perchè ci voleva fegato a essere romantici ora. Sapere che potevi perdere, non significava che tu non dovevi fare la tua corsa. Infatti, Bruce fece sì che fare quella corsa diventasse la cosa più importante.
E’ stata una nuova visione, una nuova comunità. Più di una comunità, perché ogni grande gruppo rock è come se iniziasse una nuova religione. E Bruce si è attorniato da veri credenti. La E- Street, non è solo una grande rock band, o una “banda di strada”. E’ una confraternita. Zeloti come Steve Van Zandt, il vescovo Clarence Clemons, il santo Roy Bittan, i crociati come Danny Federici, Max Weinberg, Garry Tallent e infine Nils Lofgren. E Jon Landau, Jon Landau, Jon Landau, Jon Landau. Come chiami un uomo che fa del suo miglior amico il suo manager, il suo produttore, il suo confessore? Lo chiami “The Boss”. E Springsteen non ha solo sposato una favolosa donna dai capelli rossi delle spiagge del New Jersey. Lei sapeva cantare, scrivere e anche far filare dritto il Boss! E questa è Patti (…). Per me e gli altri degli U2, non era solo il suo modo di descrivere il mondo. Era il modo in cui lui si relazionava ad esso. Era una mappa, un libro di istruzioni su come stare nel giro ma facendone a meno. Generoso è un termine che potete utilizzare per descrivere il modo in cui lui si rapporta a noi. Modestia è un altro. Ma queste parole possono intrappolarti. Ricordo quando Bruce stava promuovendo il tour di Amnesty International per i prigionieri di coscienza, pensai ‘Wow se mai ci fosse un prigioniero della propria coscienza, questo sarebbe Bruce Springsteen’. L’integrità può essere un giogo, un dolore ..mentre le tue canzoni ti stanno portando dalla parte della città dove la gente non si aspetta di vederti.
Un giorno, ricordo che stavo aspettando l’ascensore con il signor Bruce, e lui guardava fisso avanti a sè, ignorandomi completamente. Ne fui colpito. Solo quando si aprirono le porte e lui entrò, realizzai che l’impossibile stava accadendo. Mio Dio, Bruce Springsteen, il Buddha della mia gioventù era ubriaco fradicio! Ubriaco come un disadattato! Ubriaco come una scorreggia! Ho dovuto rivedere il libro delle istruzioni e depennare qualcosa riguardo l’’immagine pubblica’! A proposito, fu un gran sollievo! Comunque, qualcosa stava succedendo! Da fan potei vedere che il mio eroe stava cominciando a ribellarsi contro la sua stessa immagine pubblica. Le cose divennero ancora più chiare con “Tunnel of Love”, quando cominciò a sfregiarla. Una straordinaria miscela di melodie in cui il nostro leader fa un attacco a se stesso, all’ipocrisia del suo cuore, prima che chiunque altro potesse farlo. E i tabloid non avrebbero mai potuto fare uno scoop su Bruce Springsteen. (…) Perchè lui già ci aveva raccontato tutto nelle sue canzoni. Ma lui non era nel caos o nell’entropia. Era innamorato. Noi lo chiamiamo “The Boss”. Be’ è un grande stronzata! Lui non è il boss, lui lavora PER noi. Più di un capo, lui è il padrone, perché più di chiunque altro, Bruce Springsteen possiede il cuore dell’America!

Discorso di Bruce Springsteen dopo la presentazione di Bono alla Rock ‘n’Roll Hall of Fame. 

Ricordate: Sceglietevi sempre un irlandese per il vostro discorso di presentazione. Lo sapevo, Bono, mi sei sempre piaciuto.. Mi stavi un po’ spaventando …non ero poi così bravo…ma mi è piaciuta la parte riguardante la mia bellezza. Comunque, vi avverto. Le registrazioni durano due anni, gli spettacoli tre ore, così il discorso può durare un po’ meno.

Sono stato su questo palco e ho introdotto a mia volta Roy Orbison, Credence Clearwater Revival e Bob Dylan, artisti la cui musica era parte importante della mia stessa vita, e stasera spero che la mia musica sia stata utile almeno la metà al mio pubblico. E se ci sono riuscito, è stato grazie all’aiuto di molte persone animate dagli stessi intenti incontrate lungo il percorso. Vorrei ringraziare mia madre Adele, per quella dolcissima vigilia di Natale…per quella vigilia di Natale e per quella notte in cui noi sostammo fuori il negozio di musica dove le indicai quella chitarra Sunburst. Lei aveva sessanta dollari e le dissi: “Ho bisogno di quella, ma’ ”. E lei la comprò, lei prese quello di cui avevo bisogno, e mi protesse e si prese cura di me migliaia di altri giorni e notti. Così …lei mi trasmise il senso del lavoro, qualcosa di gioioso che ti riempiva di orgoglio e autostima, e che ti impegnava responsabilmente nel mondo.  Grazie mamma. Questa notte è per te. Prendi e portalo a casa come un piccolo rientro sull’investimento che facesti su tuo figlio. Mamma…la parte italiana della famiglia..mamma.

E ora mio padre, se n’è andatoquest’anno, ma devo ringraziarlo perché cosa avrei scritto di convincente senza lui? Intendo dire, potete immaginare come, se tutto fosse andato bene tra noi, avremmo avuto un disastro! Avrei scritto solo canzoni felici, ci ho tentato nei primi anni ‘90 ma non funzionò, al pubblico non piacevano. Non disse mai molto sulla mia musica, ad eccezione che le sue canzoni preferite erano quelle che lo riguardavano. Ed è quanto basta. Comunque ho indossato i suoi abiti da lavoro e sono andato a lavorare. Questo è stato il modo di onorarlo. La esperienza dei miei genitori mi ha forgiato. Ha formato i miei ideali politici e mi hanno messo in guardia su quello che è in gioco quando sei nato negli Stati Uniti. Mi manchi papà.

Moltissime altre persone… Marion e Tex Vinyard. Mi hanno preso sotto la loro ala protettrice quando avevo quindici anni. Hanno aperto la loro casa a un gruppetto di disadattati del rock and roll e ci hanno lasciato fare un sacco di rumore e pratica tutta la notte. Grazie Marion. Carl “Tinker” West, un altro dei miei primi manager senza il cui sostegno non avrei potuto far nulla. Mi ha presentato a Mike Appel e Mike prendeva a calci le porte quando c’era bisogno di prenderle a calci. E lo considero un mio amico. Voglio dire… Mike grazie di tutto, veramente tutto, e grazie per essere qui stanotte. Sono felice che tu sia qui con me. Mike mi presentò al mondo della Columbia Records, che è stata casa mia in questi  ultimi 25 anni, dai primi giorni di John Hammond e Clive Davis ai tempi d’oro di Walter Yetnikoff e Al Teller, fino ad oggi con i miei amici Tommy Mottola e Donny Ienner. Hanno creato un condotto per tutta la vita di pensieri e idee, un posto dove mi sentivo al sicuro, sostenuto e incoraggiato a fare il meglio e il mio lavoro più onesto. E ho sentito da questo palco abbastanza storie horror su case discografiche per capire e apprezzare il fatto che non ne ho nemmeno una da raccontare! E per questo devo ringraziare tutti gli uomini e le donne della Columbia nel mondo, passati e presenti. Grazie per il vostro impegno. Devo ringraziare il mio co-produttore, Chuck Plotkin, e l’ingegnere Toby Scott per i loro contributi ai miei lavori. Sono rimasti in sella col passar degli anni spesso chiedendosi se avremmo fatto musica o se avrebbero solo intascato le royalty. Hanno conservato la loro calma e la loro creatività. Certamente ora sono un po’ dei rottami ma restiamo amici e grandi partners nel lavoro! E per completare, non posso non menzionare Bob Clearmountin, un grande mixer che mi ha aiutato a portare la mia musica a un pubblico più ampio.  Voglio ringraziare il mio tour director, George Travis, e la grande squadra che ha assemblato sulla strada durante questi anni. Grazie George. Voglio ringraziare i miei agenti Barry Bell e Frank Barsalona, per il grande lavoro. Bene .. Grazie. Ora i legali, devo ringraziarli. Peter Parcher e Steve Hayes. Hanno tutelato me e la mia musica per ventidue anni. Lo apprezzo. Il prossimo ringraziamento è un po’ difficile. Allen Grubman e Artie Indursky, nomi familiari a molti in questa sala. Loro sono “quelli con i soldi”. Come posso spiegare? Sono grandi, complicati e fraintesi americani. Sono uomini coinvolti  in molte, molte importanti imprese. Per la gente comune, che non sa, l’”uomo con i soldi” va alla casa discografica con l’impegno di portarsi indietro la Pink Cadillac. Bene, quando Allen e Artie vanno, portano via la  Cadillac rosa, quella gialla, quella rossa, e quella rosa con gli interni bianchi …ma poi prendono la blu, con i copricerchi tolti dalla Cadillac gialla, e ti lasciano ancora con qualche Cadillac. E si assicurano che né tu né loro stessi, ovviamente, avrete problemi durante il tragitto nella Cadillac nera. Così fanno! Devo ringraziare Barbara Carr per il suo affetto, fedeltà e dedizione. Non avrei potuto tirare avanti senza te, Barb. Il mio amico Dave Marsh: grazie infinite. Oh ..il prossimo…si è Jon Landau o come qualche volta lo chiamo Jon “Thank God I’m a Country Boy” Landau: ho visto il futuro del management del rock and roll, e il suo nome è Jon Landau. Gli ho contraccambiato il favore stasera! Ma se da un lato quella dichiarazione mi segnava la strada, era allo stesso tempo un riconoscimento assai impegnativo per me. Ma come spesso lui ha detto “Questo è il tuo lavoro!”. Jon tuttavia mi ha dato qualcosa di più dell’amicizia e di una guida: la sua intelligenza, il suo senso della verità e la sua fiducia nella mia intelligenza. La sua abilità creativa come produttore ed editore, la sua abilità di guardare attraverso il cuore delle questioni – sia professionale che personale- e l’amore che mi ha dato hanno cambiato la mia vita per sempre. Ciò che spero è di dare ai miei fans con la mia musica una maggior consapevolezza di se stessi e una maggior libertà come lui con le sue qualità e le sue capacità ha fatto per me. Non c’è parola di ringraziamento stasera che possa esprimere tutto.. è un debito che non posso ripagare e che conserverò sempre come un tesoro. Grazie Jon. Voglio anche ringraziare Barbara Landau, Kate e Charlie per aver diviso Jon con me durante gli anni. So che non è stato semplice. E ora, last but not least, gli uomini e le donne, possenti uomini e donne della E street Band. Oh mio Dio, chi ho riallevato e rimedicato, rianimato, resuscitato e rinvigorito con il potere, la magia, il mistero, il ministero del rock’n’roll. Vini Lopez, Boom Carter, primi batteristi della band, Davey Sancious. Nils Lofgren, il più superqualificato secondo chitarrista nel giro della musica. Suona dieci volte meglio di me e ancora mi guarda con meraviglia ascoltando i miei assoli. Mi auguro che invece stia lì a controllare se sto migliorando. Danny Federici, il più istintivo e naturale musicista cha abbia mai incontrato e l’unico membro della band che riesce a mettermi nei casini. Ti voglio bene Danny. Il tuo organo e la tua fisarmonica suonando hanno riportato i boardwalks del central Jersey e del South Jersey vive nella mia musica. Grazie Garry Tallent, uomo del sud, mio amato amico, bassista, aficionado del r’n r, la cui calma e dignità hanno dato un tocco di grazia alla mia band e alla mia vita. Grazie Garry. Roy Bittan, Il suo modo di suonare ha dato un’impronta decisiva ad alcune delle mie più grandi registrazioni. Sa suonare qualsiasi cosa. E’ sempre lì per me. La sua commovente generosità e il suo profondo personale sostegno hanno un grande, grande significato per me. Grazie Roy. Max Weinberg, mighty Max, stella del Conan o’ Brien  show, Conan non è neanche così cattivo… Max ha trovato un posto dove Bernard Purdie, Buddy Rich e Keith Moon si fondono insieme, e lui ci ha messo del  suo. Io ho chiesto e lui mi ha dato giorno dopo giorno. Grazie Max. Steve Van Zandt. Per quelli di voi che hanno visto I Soprano e si chiedono se Steve sia proprio così… sì, è proprio così. E’ una amicizia di r’n’r che dura da una vita. Abbiamo fatto tutto, sapete. Grande autore, produttore, grande chitarrista. Non abbiamo suonato insieme per quindici anni, e se dovrà dipendere da me, non succederà mai più. Ti voglio bene Steve. Patti Scialfa….Andò così: “Ok amici. Ci sarà una donna nella band! Abbiamo bisogno di qualcuno che canti le note alte. Quanto poteva diventare complicato?” Bene, una bella foto di paparazzi di me e lei in boxer su un balcone di Roma [Hilton hotel..quella foto fece il giro del mondo e sancì la fine del precedente matrimonio di Bruce], dieci dei migliori anni della mia vita..Evan, Jessie e Sam tre figli genealogicamente legati alla E Street Band… narrano il resto della storia.. Ognuno vuole capire cosa sento riguardo la band. Diavolo, ho sposato uno di loro. Grazie piccola, hai colpito tutte le mie note alte. Sei  “tougher than the rest”. E ora, last but not least, Clarence Clemons. Giusto! Volete essere come lui ma non potete, lo sapete. Una notte incontrai Clarence, salì sul palco e un suono venne fuori dal suo fiato che sembrava far tintinnare i bicchieri davanti del bar e minacciava di soffiar via la parete posteriore. La porta letteralmente lasciò devastare il club da una tempesta quella notte, e sapevo di aver trovato il mio sassofonista. Ma c’era dell’altro. Qualcosa, qualcosa succedeva quando stavamo fianco a fianco. Energia, una storia non detta. Per quinici anni Clarence è stato sorgente di potenza e luce e un’enorme forza per me sul palco. Ha riempito il mio cuore così tante notti, e adoro quando mi avvolge nelle sue braccia alla fine della serata. Quella notte  stemmo insieme per la prima volta, lo guardavo e sembrava che la sua testa raggiungesse le nuvole. Mi sentivo come un comune mortale di passaggio sulla terra. Ma lui mi ha sempre tirato su. Su su su… Insieme abbiamo raccontato la storia delle possibilità dell’amicizia, una storia più vecchia di quelle che stavo scrivendo e una storia che non avrei mai potuto raccontare senza lui dalla mia parte. Voglio ringraziarti Big Man. Ti voglio tanto bene, cosi come Steve Van Zandt dice: “il rock’n’roll è una faccenda di band”. E questo include anche voi, il pubblico. Grazie per avermi concesso di entrare nelle vostre vite, e spero di essere stato un buon compagno. Mia moglie, i miei grandi amici, i miei collaboratori, la mia grande band..la vostra presenza stasera mi onora..e non sarei qui stasera senza voi…

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