Accadde oggi: 05-10-2006 – ARENA DI VERONA “Seeger Sessions” tour

L’Arena che batte i record di rappresentazioni liriche, l’Arena che ospita i più grandi artisti internazionali, l’Arena che incute timore a chi si esibisce perché è uno dei luoghi più magici del mondo, l’Arena che aveva allontanato il pop-rock perché sembrava infastidita dal rumore e preoccupata per gli eventuali danni, l’Arena alla fine accoglie Bruce Springsteen.

Lui di timore sembra averne poco, parla ogni tanto un italiano stentato, letto a fatica da un foglio sistemato a terra di fianco al monitor, e concede solo una dedica alla città in quanto “famosa per Romeo e Giulietta”, oltre ovviamente alle immancabili “Ciao Verona!” e “Vi amo!” (esiste già un dizionario sugli stereotipi dei concerti pop-rock?).

Si dondola sulle ginocchia piegate, inclina la chitarra in alto o in basso, come se a suonarla troppo dritta si finisse per sembrare seri. Intorno a lui luci colorate, drappi rossi e candelabri come in una sala dei paesini del west: una grande festa con 17 musicisti che ballano, cantano e se la godono.

Siamo alla sagra, alla festa del patrono, al ballo di fine anno: siamo insomma immersi in una tradizione americana che non ha la presunzione di correttezze filologiche. C’è il banjo, che fa molto country, e ci sono i fiati – sousaphone compreso -, che fanno molto dixieland, senza dimenticare i coristi di colore, che fanno molto gospel, e l’armonica di Bruce, che fa molto folk. Bruce Springsteen, il boss, il capo anche per stanotte di una banda di briganti intenti ad ubriacarsi di accordi e ritmo e cori, il capo che incita gli undici mila (di più?) del pubblico a seguirlo nei ritornelli, il capo che non sembra un capo e indossa ancora i blue jeans e sembra – sembra, non lo conosciamo fino in fondo – fregarsene dei soldi e della fama.

Musica della gente, per la gente. Dev’essere questo il motore di We shall overcome – The Seeger sessions, disco riproposto quasi per intero con l’aggiunta di classici come The river e una splendida versione di When the saints go marching in, in cui la slide guitar e l’organo accompagnano tre voci, tra cui quella della moglie Patty Scialfa – che non sarà presente alle prossime date del tour per tornare a casa dai figli – per una rilettura senza tempo e senza i fronzoli dell’ovvietà di un tema arcinoto.

Due ore e venti oneste, con la cortesia di chiedere il cambio di chitarra e non pretenderlo, con lo spazio per l’improvvisazione dato a ogni musicista, con l’allegria che travolge tutti, persino Zucchero spettatore d’eccellenza che a fine concerto stringe la mano a Springsteen nel retro palco. Niente bis, ma nessuno è deluso. Ci si chiede già: con chi sarà la prossima volta? Da solo o con la E-Street Band? (Luca Bertoldo

05 Ottobre 2006 – Verona – Arena

  1. John Henry (VIDEO)
  2. O Mary Don’t You Weep
  3. Old Dan Tucker (VIDEO)
  4. Samson And Delilah
  5. Eyes On the Prize
  6. Jesse James
  7. Atlantic City
  8. My Oklahoma home
  9. If I Should Fall Behind
  10. Valerie (Patti lead vocal)
  11. Bobby Jean
  12. Mrs. McGrath
  13. How Can A Poor Man Stand Such Times And live?
  14. Jacob’s Ladder
  15. The River
  16. Open All Night
  17. Pay Me My Money Down
  18. Fire
  19. Rag Mama Rag
  20. When The Saints Go Marching In
  21. This Little Light Of Mine
  22. American Land

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