Springsteen canta “I’ll see You In My Dreams” alla cerimonia per l’11 settembre

Senza preavviso ufficiale, giacca e cravatta nera, oggi Bruce Springsteen ha partecipato alla commemorazione del 20° anniversario dell’11 settembre che si è tenuta a Lower Manhattan per onorare le vittime degli attentati di quel drammatico giorno. Durante la cerimonia, sono stati letti ad alta voce i nomi delle migliaia di vite perse negli attacchi terroristici, una triste tradizione che l’anno scorso era stata annullata a causa della pandemia di coronavirus. Bruce, visibilmente concentrato e commosso, prima di cantare si è rivolto ai presenti dicendo: “Possa Dio benedire i nostri fratelli e sorelle caduti, le loro famiglie, i loro amici e i loro cari”. Springsteen, che in precedenza aveva affrontato la tragedia dell’11 settembre nel suo album The Rising, ha scelto tuttavia di eseguire una versione acustica di “I’ll See You in My Dreams” tratto dal suo ultimo lavoro Letter To You,  i cui versi (Ti vedrò nei miei sogni quando tutte le nostre estati saranno finite/Ti vedrò nei miei sogni, ci incontreremo e vivremo e rideremo di nuovo/Ti vedrò nei miei sogni, sì, su intorno all’ansa del fiume/Perché la morte non è la fine, perché ti vedrò nei miei sogni) hanno toccato profondamente il pubblico raccolto, intorno al piccolo palco allestito, con cartelli e fotografie dei famigliari e degli amici deceduti. Una cerimonia sobria e commovente che ha emozionato anche chi, come noi, ha seguito a distanza l’evento.

Nel 2002, dopo essersi recato al World Trade Center con la sua famiglia, Springsteen scrisse : «Ho portato i miei figli a Ground Zero a luglio. Non c’ero ancora andato. […] E’ molto commovente vedere tutte le fotografie e i memoriali. Sono tutti volti sorridenti, immagini di persone con le loro famiglie in un pomeriggio soleggiato nel cortile, persone nelle loro uniformi. Sono una testimonianza della vita che è andata. Ho trovato quella vista profondamente, profondamente commovente. Il senso del sacrificio. […]. Penso che una delle cose che ha scioccato le persone sia stata la dimensione del sacrificio fatto quel giorno. Penso che non c’è niente che possa preparare le persone… voglio dire, qualsiasi cifra ti paghino come pompiere o poliziotto, certo non ti stanno pagando per quello. E questo va a un punto centrale su come le persone vivono il loro dovere, il loro posto nel mondo, la loro connessione con le persone accanto a loro o con assoluti estranei. Se guardi agli ultimi vent’anni, la gente potrebbe dire: “Oh, non c’è più in America”. Ma se guardi da vicino, è lì ogni giorno».

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