26 Aprile 1998, muore il papà di Bruce Springsteen

Accadde oggi!

Se Bruce ha sempre cercato la voce del padre per un assenso, è perché “quella voce aveva qualcosa di sacro”.

Il 26 Aprile 1998 muore Douglas Springsteen, papà di Bruce.  Da fans, lo avevamo conosciuto attraverso molte canzoni di Springsteen ispirate a lui (su tutte, “Independence Day”, “My Father’s House” e “Walk Like a Man”) e al loro rapporto sofferto, trapelato prima da alcuni monologhi giovanili, poi rivelato, negli ultimi tempi, in tutta la sua complessità  attraverso le pagine della sua autobiografia Born to Run e lo spettacolo teatrale “Springsteen on Broadway” dello scorso anno.

Douglas Frederick “Dutch” Springsteen, veterano della seconda guerra mondiale, muore a 73 anni a Belmont in California. Nativo di Freehold aveva frequentato fino al 1939 la scuola Santa Rosa da Lima, sposato Adele Zerilli dalla quale aveva avuto, oltre a Bruce, altre due figlie Virginia e Pamela.

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In una dichiarazione rilasciata subito dopo la morte del padre, Bruce Springsteen disse: “Negli ultimi tempi mio padre ed io abbiamo avuto un rapporto molto affettuoso concentrato sulla famiglia. Abbiamo da poco celebrato il suo 73° compleanno e i miei genitori recentemente hanno festeggiato 50 anni di vita insieme. Mi sento fortunato ad essermi riavvicinato a mio padre. Grazie a lui sono diventato un uomo e un padre. Amo mio padre, mia madre, le mie sorelle e lui ci mancherà molto”.

In realtà, il rapporto tra Doug e Bruce era stato sempre tormentato, fortemente condizionato dall’alcolismo e dalla depressione di cui soffriva il padre. Durante il suo tour del 1978, durante il brano Growin’ Up,  Bruce era solito raccontare: «Quando ero ragazzo, c’erano due cose impopolari a casa mia. Uno ero io e l’altra era la mia chitarra. . . Mio padre non chiamava mai la chitarra con il suo nome, Fender o Gibson, per lui era sempre la maledetta chitarra. Ogni volta che bussava alla mia porta, era l’unica cosa che sentivo: “Abbassa quella maledetta chitarra” . Per lui tutto nella mia camera aveva la stessa marca: maledetta chitarra, maledetta radio, maledetto stereo». L’intolleranza e la sfiducia del padre per la sua aspirazione musicale, la sua anaffettività verso i figli, la partenza per la California con la madre e la figlia più piccola (lasciando Bruce e Virginia in un momento delicato della loro vita), i silenzi o, peggio, i continui rimproveri: “questi dolori mi dilaniano ancora e lo faranno sempre” confida Bruce. “La mia esistenza ha preso un percorso diverso, ma alla fine quelle piaghe restano con te e tu cerchi di trasformarle in un linguaggio e in uno scopo».

Ci  fu tuttavia una una parziale riconciliazione nel 1990, alla nascita del primo figlio di Bruce, Evan, quando Doug sfidò inaspettatamente la sua depressione ed agorafobia guidando per 400 miglia per andare a trovarlo. In quell’occasione, Doug confessò: “Bruce, sei stato così buono con noi. E io non lo sono stato con te”. “Era tutto ciò di cui avevo bisogno, scriverà Springsteen in Born To Run, sebbene ammetta di non aver mai sentito dal padre un “ti voglio bene”.

Forse sarà la depressione che ha colpito, come il padre, lo stesso Bruce; sarà la maturità dei suoi settant’anni; sarà che scriverne nell’autobiografia e parlarne per più di un anno ogni sera davanti al pubblico durante i suoi show di Broadway sono frutto di una necessaria autoanalisi, o esorcismo per una elaborazione dei rapporti lasciati in sospeso; sarà che nella scrittura Bruce ha trovato il luogo per ripercorre le memorie di una vita con la maturità e la lucidità che solo il passare del tempo può garantire… solo oggi Bruce assolve il padre (e se stesso) mettendo pace a una vita di domande senza risposte. Se Bruce ha sempre cercato la voce del padre per un assenso, è perché, dice, “quella voce aveva qualcosa di sacro. Quando non sapevo che vestito indossare, sceglievo delle tute da lavoro, le stesse che mio padre metteva in fabbrica. Tutto ciò che sappiamo della virilità è ciò che abbiamo visto e imparato dai nostri padri, e ciò che io vedevo in mio padre era l’eroe, oltre che il mio peggior nemico”. Ricorriamo all’emulazione per sentire vicini coloro il cui amore desideriamo ma abbiamo paura di non riuscire ad ottenere. E poi c’è il racconto di quel sogno, poco dopo la morte del padre. «Una notte feci un sogno. Sto suonando, la serata è incandescente, e mio padre, morto da tempo, siede in silenzio fra il pubblico. Poi sono in ginocchio vicino a lui, e per un attimo osserviamo insieme l’uomo scatenato sul palco che canta la vita degli operai come lui. Gli tocco l’avambraccio, quindi dico a mio padre, paralizzato dalla depressione per tanti anni: “Guarda, papà, guarda… quello là… sei tu… è così che ti vedo». Forse Bruce, come spesso accade, ha capito più dalla morte che dalla vita di suo padre.

Birth: 1925 Freehold Monmouth County New Jersey, USA Death: Apr. 26, 1998 Belmont San Mateo County California, USA
Birth: 1924 Freehold Monmouth County New Jersey, USA Death: Apr. 26, 1998 Belmont San Mateo County California, USA

 

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